La Natività
Il 25 di Dicembre era stato eletto a festeggiamento del Dies – Natalis Solis invictus visto, sia come simbolo del Messia, che come giorno di nascita del Sole invitto, considerato, a sua volta, come fonte di energia luminosa che assumerà un significato trascendentale. Sole, visto come luce. Luce che verrà associata al volto di Cristo come descritto nell’Apocalisse di Giovanni.
In seguito, con il Cristianesimo, si diffuse il simbolismo teologico, nel senso che Gesù viene concepito come luce, la quale poi, a livello artistico, assumerà nella trattazione dei temi religiosi un valore rilevante.
La luce come rivelazione di un evento mistico sarà presente anche nella visione di S. Brigida di Svezia. Questa luce diventerà nella iconografia della Natività la matrice di eterna alleanza fra umano e divino e testimonianza di una realtà trina.
Anche S. Agostino nelle sue opere scandisce la Natività in tre momenti: Nativitatis – aeterna – la generazione eterna; nativitatis- temporalis – l’incarnazione; nativitatis – spiritualis – filiazione spirituale.
Con questa concezione l’obiettivo di S. Agostino era quello di farci comprendere il significato profondo della rinascita spirituale degli uomini che si basa sulla filiazione divina.
Tale concezione è presente nel tema della Natività ove viene esaltato, sia il valore umanistico di Gesù, che quello cosmico, in quanto la redenzione coinvolge l’uomo e tutta la natura.
Molte sono le fonti a cui fa riferimento questo tema, tra le quali il Vangelo di Luca e Matteo.
Questa iconografia artistica ha popolato l’arte dal paleocristiano, (Catacomba di Priscilla) al periodo cristiano (scolpita nei sarcofagi) fino a quello contemporaneo, creando capolavori atemporali.
Gli elementi figurativi con un forte valore simbolico sono, secondo il Vangelo di Luca:
la città di Betlemme: in lingua ebraica significa casa del pane. Questa località è legata alla nascita di Colui che dirà: “Io sono il pane della vita”.
Maria – Giuseppe:
Maria Simbolo di solidità dell’impero cristiano e della Chiesa.
Dopo il Concilio di Costantinopoli (381) ediEfeso(449) questa l’immagine divenne sempre più rilevante. Infatti è stata rappresentata in una grotta – archetipo universale, luogo della nascita e della rinascita; in una capanna, con una mangiatoia entrambe simbolo di povertà.
Giuseppe – Rappresentato anziano – L’uomo della saggezza, del silenzio e della giustizia
Un altro elemento figurativo è la culla a forma di sepolcro che racchiude in sé l’incarnazione della morte.
Con i Vangeli Apocrifi la scena della Natività viene arricchita dai seguenti elementi:
Panno bianco in cui è avvolto il Bambino – Prefigurazione della passione e del Sudario.
Dagli Angeli musicanti creature celestiali di suprema bellezza che custodiscono l’armonia universale.
Dai pastori che anticipano il messaggio evangelico: “Gli ultimi saranno i primi”
Dal bue Simbolo sacrificale.
Dall’asinello – Simbolo ambivalente, animale, malefico, della stupidità, ma anche della forza e della fertilità. Da S. Agostino e da S. Ambrogio il bue e l’asino erano considerati rappresentanti del popolo ebraico (bue) oppressi dalla legge e dei popoli pagani (l’asino) che portano il peso dell’idolatria e Cristo sarebbe giunto a liberare entrambi dai loro fardelli.
Angiolina Petecchia