Dominguez

OMBELICO DELLA CITTA’

Acquatinte Acquaforte, Incisione calcografica e xilografia, Xilografia, Calcografia, Serigrafia

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Dominguez, con queste rappresentazioni, realizzate con differenti tecniche, considerate come campo di ricerca e di sperimentazione, ci riporta in spazi urbani diffusi, alla mitologia, alla natura, alla psicologia, alla vita, vista nei suoi aspetti piu’ variegati. Per lei l’arte può estendere il suo dominio nei vari ambiti, creando elementi geometrici che interagiscono, originando strutture simmetriche che diventano topos di forze esogene ed endogene. Ella percorre e contempla i confini tra umano e divino, tra finito ed indefinito, adottando una grafia ondulata, ritmica e musicale  che si  muove lungo traiettorie che indicano il desiderio di esplorazione, di consapevolezza e  di conoscenze. La pittrice, con questi tratti stilistici, generatori di un’orchestrazione geometrica armonica, ha saputo misurarsi con la complessità del mondo, della perdizione, della meditazione e della redenzione, trasformando la realtà in specchio del suo pensiero. Il termine ombelico è legato al tempio di Apollo a Delfi ove, secondo la cultura mitologica greca si sarebbe trovato il centro del mondo. Esso ci riporta alla città di Gerusalemme, fulcro della fede. Anche Dante nel Purgatorio considera Gerusalemme come il baricentro, attorno a cui ruota il sole. L’ ombelico corrisponde alla parte centrale del corpo, fonte di energia e di conoscenza com’ è noto nell’antropometria leonardesca. L’aspetto formale dell’ombelico nell’iconografia dell’artista è generato da un insieme di linee concentriche che ci riportano ad un elemento figurativo legato alla mitologia cretese (Il labirinto), all’impianto planimetrico radiocentrico o monocentrico delle città medievali ove il centro (Piazza) è fonte di vita politica, economica, religiosa alla a chiesa che  scopre la forza trasformatrice delle linee che diventano simbolo di un percorso interiore e meditativo attraverso il quale lo spirito può elevarsi e redimersi. (Cattedrale di Chartres). Testo critico di Angiolina Petecchia

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BIOGRAFIA

Nata in Cile, si laurea nella Pontificia Università Cattolica, scuola d’Arte Visive (Cile), con specializzazione in Grafica.

Nel 1974 si trasferisce in Italia, continuando la ricerca nel campo della grafica d’arte presso le Università di Milano e Venezia. Dal 1979 si lega in modo particolare alla Galleria delle Ore di Milano, dove partecipa con numerose mostre collettive e personali; di grande interesse risultano le serie della ” Velocità”, dei “Paesaggi interni”, degli “Stati d’animo” e dei “Tombini”.

Nel 1980 fonda la Stamperia d’Arte.

Tornata in Cile tra il 1992 ed il 1996, anni in cui si dedica

all’insegnamento nelle Università UPLA a Valparaiso e

Pontificia Università Cattolica di Santiago, dal 1996 si stabilisce definitivamente a Milano proseguendo la sua attività artistica e di docenza e riavviando la Stamperia d’Arte.

La donna, il mare, i pesci, l’acqua, sono le tematiche dei suoi lavori che hanno trovato un’altra espressione attraverso la modellazione della ceramica.

Ha ripreso in un certo senso la velocità, il movimento che genera la città, i rumori, la memoria (con i treni), l’architettura, il Duomo, i Navigli, mischiando la pittura con l’incisione, stampando a colori le percezioni del nostro tempo in movimenti a schermi sequenziali.

Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive di pittura, incisioni, installazioni e ceramica in Italia e all’estero.

Le sue opere si trovano in diverse collezioni private in Italia,

Francia, Germania, Spagna, Turchia, U.S.A., America Latina,

Giappone e India.

E’ stata docente dei corsi di Teoria e Laboratorio del Colore e del corso di Tecniche Illustrative e Incisione presso l’Istituto Europeo di Design di Milano; ha collaborato in corsi di formazione Artistica per le Scuole (Provincia di Milano), collabora come consulente esperta del Colore in studi di architettura ed arredamento.

LINKS

https://cargocollective.com/pilardominguez

https://www.facebook.com/stamperiadarte.dominguez


Testo critico di Chiara Gatti in occasione della mostra personale d’incisione dell’artista nella Galleria San Fedele – Milano